
1949 | il 30 dicembre nasce a Grottaglie ORONZO MASTRO. |
1967 | si diploma Maestro d’Arte per la Ceramica, presso l’Istituto Statale d’Arte di Grottaglie. |
1971 | si diploma in Scultura, presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. |
1974 | insegna Discipline Plastiche ed Educazione Visiva presso l’Istituto Statale d’Arte di Giarre, nel ’75 al Liceo Artistico di Catania, nel ’77 al Liceo Artistico di Genova, nel ’86 all’Istituto d’Arte di Modena e nel ’96 al Liceo Artistico di Bologna. |
1974 | vince il Concorso Nazionale per la realizzazione di un’Opera Pubblica, indetto dalla Provincia di Milano. |
1975 | partecipa alla Quadriennale di Roma, aperta ai giovani artisti e alle nuove tendenze delle arti figurative. |
1977 | vince il Concorso per la realizzazione di un’Opera Pubblica, indetto dalla Soprintendenza per i beni Ambientali e Artistici della Basilicata. |
1979 | inizia una ricerca plastica sui grandi temi della “figurazione simbolica” in scultura, realizzando modelli in bronzo o in pietra, da ingrandire e collocare in spazi all’aperto. |
1986 | in continuità con la ricerca degli anni precedenti, realizza un ciclo di opere “astratto-geometriche” da ingrandire in travertino e collocare in spazi all’aperto. |
1998 | avvia un ciclo di opere “simbolico-figurative” e “astratto-geometriche”, in ottone lavorato a freddo, che sono la summa di una ricerca estetica, nel solco della tradizione e innovazione del linguaggio plastico. |
2004 | scrive un “Saggio monografico” sui saperi dell’arte e sull’arte della scultura. Finito di scrivere nel 2014, è pubblicato da Claudio Grenzi Editore nel 2023. |
Di professione insegnante, scultore per vocazione, Oronzo Mastro nasce il 30 dicembre 1949 a Grottaglie (TA), centro pugliese rinomato per la produzione di ceramiche artistiche e artigianali. Il padre Cosimo, maestro ceramista, lo porta con sé in bottega fin dagli anni delle elementari. Qui imparerà ad apprezzare il rigore e la bellezza del lavoro artigianale.
Dal 1961 al 1967 frequenta l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “V. Calò” di Grottaglie, vincendo nel 1964 il primo premio di scultura, in una mostra organizzata dalla Lega Missionaria della propria città, con un’opera dal titolo Mal d’Africa.
Nel 1967 s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze e lavora, come modellatore e decoratore in proprio, per alcune aziende ceramiche di Sesto Fiorentino (FI) sino al 1971, anno in cui consegue il diploma di scultura.
Il soggiorno fiorentino si rivelerà decisivo per la formazione del giovane artista. La convivenza, a suo dire, con le opere dei maestri del Rinascimento, i tanti musei e mostre d’arte contemporanea visitati in quegli anni e i fermenti della contestazione giovanile del Sessantotto, saranno importanti per le scelte culturali e artistiche degli anni a venire.
In Accademia, presso la scuola di scultura del Prof. Antonio Berti, perfeziona lo studio della figura umana e inizia un lavoro di ricerca su alcuni segni e simboli del linguaggio figurativo che sembrano distinguersi per la loro presenza e funzione narrante.
Una delle immagini più disegnate e rielaborate in forma plastica, tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ‘70, sarà il simbolo del “cuore trafitto da una freccia”. Questa icona degli amori adolescenziali, per l’artista ventenne alla ricerca di una sua identità stilistica ed estetica, è la rappresentazione simbolico-evocativa di significati più profondi e nascosti: è il “Maschile e il Femminile insieme”, è “l’Incontro e lo Scontro”, è “l’Unione degli Opposti”, è la “linea e forma morbida” che si unisce e si completa con la “linea e la forma spigolosa e accidentata”. È quasi una variabile semantica del simbolo più astratto e universale dello Yin e dello Yang, paradigma e trascendenza del Tao, del confucianesimo e della religione filosofica cinese.
Tornato a Grottaglie, apre uno studio attiguo alla bottega paterna dove realizza alcuni rilievi in legno dipinto, tra questi un pannello plastico-pittorico dal titolo Ora zero con il quale nel 1974 vince il Concorso Nazionale indetto dalla Provincia di Milano, per la realizzazione di un’opera da destinare alla sala consiliare dell’Istituto Tecnico Industriale del Comune di Abbiategrasso (MI).
Tra il ‘72 e il ‘74 (anni caratterizzati da una buona attività produttiva), realizza anche il modello di una scultura con cui, nel 1977, vince il Concorso Nazionale indetto dalla Sovraintendenza per i Beni Ambientali ed Artistici della Basilicata. L’opera in bronzo, dal titolo Primo monolite, è esposta nei giardini del palazzo degli Uffici Regionali del Tesoro della città di Matera.
Nel 1974 gli viene conferita la cattedra per l’insegnamento di Modellato ed Educazione Artistica presso l’Istituto Statale d’Arte di Giarre (CT). Nello stesso anno realizza un trittico dal titolo Ritratti del Potere in tecnica mista, con il quale partecipa alla Quadriennale d’Arte di Roma, edizione 1975: una rassegna dedicata ai giovani artisti e alle nuove tendenze in campo figurativo. Il trittico, metafora surreale del potere politico e religioso, compare su alcune riviste d’arte italiane di quegli anni: le Arti, Arti contro, Arti duemila, ed è segnalato tra le opere più significative della rassegna stessa.
I tempi lunghi necessari per la realizzazione di un rilievo plastico-pittorico, in quel periodo spesso di grandi dimensioni, rendono impraticabile il rapporto con il mercato privato dell’arte. L’ultima opera in legno dipinto dal titolo Cerchio nono, realizzata tra il ‘76 ed il ‘77, è una lettura figurata, personale – emozionale, del dialogo tra Dante ed il Conte Ugolino nella Divina Commedia. Con quest’opera si chiude un ciclo caratterizzato da una sperimentazione tecnica e una ricerca estetica, perseguita quasi esclusivamente sul piano intuitivo.
Trasferitosi a Genova nel 1977, abiterà in una casa-laboratorio vicino al Liceo Artistico Statale “P. Klee” dove insegnerà Figura, Ornato Modellato ed Educazione Visiva.
Le problematiche educative e didattiche aprono un nuovo fronte di ricerca indirizzato a uno studio più ragionato dei meccanismi della visione. Sempre più cresce la consapevolezza che le arti figurative rappresentino un vero e proprio linguaggio con le sue regole e le sue logiche e che, gli artisti, non solo creano opere d’arte ma sono anche artefici di questo linguaggio. Di qui la convinzione che sia necessario studiare le logiche della percezione e della comunicazione visiva, per meglio acquisire gli aspetti molteplici del linguaggio delle immagini; di qui la necessità di guardare l’evoluzione stilistica ed estetica della storia delle immagini per capire lo sviluppo, la grammatica di questo linguaggio.
Nel frattempo altre consapevolezze maturano. È possibile per l’artista occuparsi delle arti figurative con rinnovato spirito critico. Vengono da queste ricerche le sculture realizzate tra il ‘78 e l’‘86. Sono opere simbolico-figurative o astratto-geometriche nate da uno studio sul significato narrativo delle immagini: uno studio grafico e iconografico ispirato dalla lettura del saggio Simboli della Trasformazione dello psichiatra Carl Gustav Jung. Le loro tematiche plastiche si riferiscono ad alcuni grandi modelli, archetipici della figurazione: l’idea di “Fertilità e Maternità”, del “Maschile e Femminile”, di “Rigenerazione e Rinascita”; gli elementi dello spazio fisico: “il Cielo, la Terra, l’Acqua, il Fuoco”; i “Volti e le Maschere del Sacro” e la loro valenza simbolica. Sono sculture realizzate in bronzo o in poliestere, progettate per essere ingrandite e collocate in grandi spazi all’aperto. Sono quanto basta per ragionare sulla scultura, attraverso il linguaggio della scultura. Lo studio, l’insegnamento e il lavoro in fonderia, saranno le attività principali di un decennio importante per lo sviluppo delle proprie idee, senza più pensare a esposizioni pubbliche, a concorsi o committenze.
Il trasferimento nel 1986, da Genova all’Istituto Statale d’Arte “A. Venturi” di Modena, dove insegna Discipline Plastiche ed Educazione Visiva, non cambia questo atteggiamento; nessuna mostra, nessun concorso, solo un lavoro di ricerca che diventa sempre più un fatto privato.
Nello stesso anno si stabilisce a Bologna e, dopo un periodo di studio dedicato quasi esclusivamente alla didattica, riprende a occuparsi di scultura realizzando modelli da ingrandire in travertino, ancora più geometrici ed essenziali da un punto di vista plastico. Sono sculture composte da due o più elementi come le precedenti realizzate a Genova, ma meno definite sul piano tematico; un ulteriore processo di semplificazione geometrica ha stemperato segno e simbolo in un’unica forma astratta che, forse, vuole comunicare direttamente ai sensi, l’essenza del segno e la sacralità stessa dell’ordine geometrico. Negli anni in cui lavora su questi modelli inizia a disegnare sculture caratterizzate da un forte senso di leggerezza. Sono idee, progetti per opere in ottone di piccole dimensioni, oppure per sculture da ingrandire in bronzo o in pietra.
Nel 1996 ottiene il trasferimento di cattedra al Liceo Artistico Statale “F. Arcangeli” di Bologna dove insegna Figura e Ornato Modellato. Sono trascorsi due decenni da quando l’interesse per le arti figurative si è via via trasformato in un impegno più teorico che pratico. In questi anni non è mancata la frequentazione dei laboratori artigianali della ceramica, della lavorazione del legno e delle fonderie artistiche, ma soprattutto non è mancata la pratica del disegno, intesa sempre più come una scrittura, come un mezzo, come un vettore, capace di trasfigurare idee, pensieri, suggestioni.
Da questi disegni prenderanno forma le sculture in ottone realizzate tra il 1998 e il 2004. La loro architettura, quasi senza corpo, senza peso, si avvicina molto alle sculture leggere ed essenziali degli anni Ottanta, anche se queste ultime sono più complesse ed articolate sul piano plastico.
Le opere, dal punto di vista formale ed espressivo, occupano un intero ciclo con un loro lessico ed un loro timbro stilistico. Alcune nascono da riflessioni sulla visione, altre da rielaborazioni plastiche di un paesaggio reale o immaginario, altre ancora sono figurazioni, appunti di un dialogo tra l’opera e il suo autore. Sono sculture con una storia, un racconto, con una loro particolare ragion d’essere. Sono pensieri ed emozioni diventate immagini, segni, simboli. Diventate piccole sculture.
A Bologna, dove vive e lavora dal 1986, continua a occuparsi di scultura, portando avanti una propria ricerca estetica, libera da ragioni che non siano la sperimentazione e il piacere del fare; immaginando un’arte senza vincoli e bastevole a sé stessa; avendo in mente un’idea dell’arte quale trascendenza adamantina del proprio sentire, nel luccichio di quella Tecnica che la muove. Un punto di vista soggettivo e controverso che ha motivazioni culturali e personali da interpretare, che va oltre queste note o sulle quali queste note si fermano.